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SwimBabySwim un’Opportunità di Crescita Personale del Genitore

25 Settembre 2025 by

Elena Cantaboni

Il metodo SwimBabySwim, nel suo approccio alla sicurezza in acqua, fa emergere con forza le fragilità del genitore, non come un giudizio, ma come un punto di partenza per la crescita. Queste fragilità, spesso inconsce, sono legate alla paura, al bisogno di controllo e alle aspettative, e se non riconosciute, possono ostacolare il percorso di apprendimento del bambino. Il metodo non si limita a insegnare tecniche al genitore, ma lo accompagna in un percorso di autoconsapevolezza e gestione emotiva.

1. La Paura: Da protettore a trasmettitore di ansia

La più grande fragilità del genitore in acqua è la paura. Anche se non ha vissuto traumi, la vista del proprio figlio in un ambiente che percepisce come potenzialmente pericoloso può scatenare un’ansia profonda. Questa paura, spesso celata, si manifesta in modo sottile: una stretta eccessiva, un tono di voce teso, un’eccessiva apprensione nel momento dell’apnea. Il bambino, che ha un’incredibile capacità di leggere le emozioni del genitore, percepisce questa tensione e la interpreta come un segnale di pericolo.

Il metodo SwimBabySwim affronta questa fragilità con due strumenti principali:

  • La consapevolezza: L’insegnante guida il genitore a riconoscere i propri stati d’animo. “Stai stringendo troppo?”, “Il tuo viso è teso?”. Queste domande non sono una critica, ma un invito a connettersi con le proprie emozioni e a capire come influenzano il bambino.
  • La delega controllata: Il genitore impara a fidarsi del metodo e dell’insegnante, ma soprattutto a fidarsi del proprio bambino. Questo non significa “abbandonarlo” in acqua, ma cedere il controllo passo dopo passo, permettendo al bambino di esplorare e di mettere in atto le abilità che ha acquisito. Il genitore diventa una base sicura, non un blocco che impedisce il movimento.

2. Il Bisogno di Controllo: L’illusione di sicurezza

In un mondo in cui si cerca di controllare ogni aspetto della vita dei figli, l’acqua rappresenta un ambiente dove il genitore è costretto a confrontarsi con i propri limiti. Il bisogno di controllare ogni movimento del bambino è una fragilità che può impedire lo sviluppo dell’autonomia e della fiducia in sé stessi. Il genitore vuole garantire la sicurezza tenendo il bambino saldamente, ma in questo modo impedisce al piccolo di scoprire la propria forza e la propria capacità di galleggiare.

Il metodo SwimBabySwim agisce su questo aspetto promuovendo il distacco consapevole. Invece di tenersi aggrappati al bambino, si impara a sostenerlo in modo che possa muoversi in autonomia. L’uso di specifici galleggianti e prese non ha solo una funzione tecnica, ma anche psicologica: costringe il genitore a non essere il “sostegno” primario, ma un facilitatore. Questo processo, che può essere inizialmente difficile e generare insicurezza nel genitore, è fondamentale perché il bambino impari a fidarsi dell’acqua e del proprio corpo.

3. Le Aspettative: La trappola del confronto

Una delle fragilità più insidiose è la tendenza a proiettare sul bambino aspettative irrealistiche, spesso legate al confronto con altri bambini. “Il figlio del mio amico galleggia già, il mio perché no?”. Questa mentalità è un limite perché non tiene conto dell’unicità e della soggettività del percorso di ogni bambino. La sicurezza in acqua non è una gara, ma un viaggio che ogni individuo compie con i propri tempi.

Il metodo SwimBabySwim fa emergere questa fragilità e la smantella:

  • Focalizzazione sul processo, non sul risultato: L’attenzione viene posta sui piccoli progressi, sul coraggio mostrato, sulla capacità di superare una paura. Non si valuta il “cosa fa” il bambino, ma il “come lo fa”. Questa prospettiva aiuta il genitore a liberarsi dal peso delle aspettative e a godere del percorso.
  • Valorizzazione dell’unicità: L’insegnante e il metodo stesso celebrano l’unicità di ogni bambino. Non ci sono tabelle di marcia rigide, ma un programma che si adatta alle esigenze del singolo. Il genitore impara che il valore del proprio bambino non dipende dalla velocità con cui raggiunge un obiettivo, ma dalla qualità dell’esperienza che sta vivendo.

4. La Comunicazione Non Verbale: Il linguaggio del corpo

Spesso il genitore non è consapevole di quanto il suo linguaggio del corpo possa influenzare il bambino. La rigidità delle spalle, la tensione delle mani, un’espressione preoccupata o concentrata: tutti questi segnali non verbali comunicano insicurezza, anche se a parole si sta incoraggiando il bambino. E i bambini colgono immediatamente l’incoerenza.

Il metodo SwimBabySwim lavora anche su questo livello, insegnando al genitore la congruenza tra ciò che dice e ciò che esprime il corpo. Attraverso il feedback dell’insegnante, il genitore diventa consapevole delle proprie posture e dei propri gesti, imparando a usarli per trasmettere calma, sicurezza e fiducia.

Conclusione: La crescita del genitore come parte del processo

In definitiva, il metodo SwimBabySwim non è solo un percorso per i bambini, ma anche e soprattutto per i genitori. Le fragilità che emergono in acqua sono le stesse che si manifestano in altri aspetti della genitorialità. La paura, il bisogno di controllo, le aspettative irrealistiche e la comunicazione non verbale sono sfide che ogni genitore affronta. La piscina diventa un “laboratorio” dove queste fragilità vengono messe a nudo, affrontate e superate. Insegnando la sicurezza in acqua al proprio figlio, il genitore impara a fidarsi, a lasciare andare e a essere una guida sicura e non un ostacolo, diventando così un genitore più consapevole e resiliente.

Written By

Elena Cantaboni

Elena Cantaboni

Dal 1996 mi occupo di AcquaMotricità Neonatale e Prenatale e ho avuto il piacere di interagire con più di 3000 famiglie.
Dal 2006 sono Docente di AcquaMotricità Neonatale alla Facoltà di Scienze Motorie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e per Fit One Promotion.
Diplomata all’ISEF, laureata in Scienze Motorie, Coach in PNL e futuro Mentore esperto in Relazioni