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Il Viaggio del Genitore

10 Luglio 2025 by

Elena Cantaboni

Un Viaggio di Crescita Parallela nell’Acqua

In quasi trent’anni di osservazione, abbiamo assistito a un fenomeno straordinario: il percorso in acqua dei bambini verso sicurezza, autonomia e consapevolezza è, in realtà, un potente viaggio di trasformazione anche per i loro genitori. Spesso, al primo incontro in piscina, i genitori arrivano carichi di un bagaglio invisibile: convinzioni inconsce, paure latenti, proiezioni e aspettative che, senza rendersene conto, influenzano ogni loro gesto e parola. Ma è proprio nell’ambiente acquatico, così intimo e rivelatore, che inizia una metamorfosi straordinaria.

Dal Pilota Automatico alla Consapevolezza: L’Inizio del Cambiamento

Inizialmente, i genitori agiscono spesso “in automatico”, mossi da schemi mentali non riconosciuti. Ad esempio:

  • Convinzioni inconsce: “L’acqua è pericolosa per natura,” o “I bambini piccoli non possono davvero imparare a stare in acqua.”
  • Paure latenti: La propria ansia irrisolta legata all’acqua (magari una brutta esperienza passata) si traduce in una tensione percepibile dal bambino.
  • Proiezioni: “Se piange, ha paura dell’acqua,” quando magari è solo fastidio per una “bevuta” o sorpresa. Si attribuisce al bambino la propria emozione.
  • Aspettative: Il desiderio che il bambino sia un “piccolo campione” subito, ignorando i suoi tempi e le sue inclinazioni naturali.

Durante il percorso in acqua, qualcosa scatta. I genitori iniziano a prendere consapevolezza di sé. Verbalizzano le proprie paure, comprendono la vera natura delle loro convinzioni e proiezioni, e imparano a distinguere le proprie ansie dalle reazioni autentiche del bambino. È un momento di profonda introspezione: “Ah, la mia paura del profondo influenza il modo in cui tengo mio figlio in acqua!”

La Trasformazione è Strepitosa: Effetti del Cambiamento

Questa nuova consapevolezza non rimane teorica; si traduce in effetti concreti e benefici tangibili sulla relazione con il bambino e con l’acqua.

1. Comportamento e Relazione con il Bambino in Acqua

Il genitore trasformato modifica radicalmente il suo approccio:

  • Da Reazione a Presenza Calma: Invece di reagire con allarme a ogni spruzzo o tosse del bambino, il genitore rimane calmo e centrato. Comprende che il disagio momentaneo è parte dell’apprendimento.
    • Esempio: Il bambino di 1 anno tossisce dopo una piccola “bevuta”. Il genitore, invece di stringerlo forte e dire “Ti sei spaventato?”, mantiene un contatto visivo sereno, una presa morbida e dice con voce calma: “Uhm, una bevuta! Che sapore strano, vero? Adesso passa.” Questo trasmette al bambino che l’evento è normale e gestibile.
  • Comunicazione Efficace e Rispetto dei Segnali: Il genitore impara a “leggere” i veri segnali del bambino, distinguendo la paura autentica dal semplice fastidio o dalla sorpresa. Utilizza un linguaggio verbale e non verbale che rassicura e invita alla scoperta, non che allarma o inibisce.
    • Esempio: Un bambino di 2 anni esita a fare un piccolo tuffo dal bordo. Invece di spingerlo (“Dai, che sei bravo!”), il genitore riconosce la sua esitazione: “Vedo che ci stai pensando. Non ti preoccupare, quando sei pronto fammi un segnale.” Questo rispetta l’autonomia del bambino e costruisce fiducia.
  • Maggiore Spazio all’Autonomia e All’Esplorazione: La paura di far male al bambino diminuisce, permettendo al genitore di allentare la presa e incoraggiare l’esplorazione autonoma (sempre in sicurezza).
    • Esempio: Il genitore permette al bambino di 10 mesi di sperimentare il galleggiamento con supporto, fidandosi della capacità innata del bambino di adattarsi all’acqua nella ricerca dell’equilibrio, rimanendo comunque a portata di mano.

2. Fiducia in Sé Stessi: La Nuova Forza Interiore

La consapevolezza delle proprie capacità e il superamento delle paure interne portano a una straordinaria crescita della fiducia in sé.

  • Sentirsi Competenti e Capaci: Il genitore non si sente più in balia degli eventi o delle emozioni del bambino. Sviluppa la certezza di avere gli strumenti per gestire le situazioni, anche quelle impreviste.
    • Esempio: Se prima un genitore si sentiva un “fallimento” se il bambino piangeva in acqua, ora comprende che il pianto è una forma di comunicazione e si sente capace di guidarlo attraverso quell’emozione, senza perdere la propria calma. “Sono in grado di essere la sua base sicura.”
  • Minore Bisogno di Conferme Esterne: La necessità di confrontarsi con altri genitori o di ricevere lodi per le performance del figlio diminuisce. La validazione arriva dall’interno, dalla consapevolezza di stare agendo in modo allineato ai propri valori.

3. Consapevolezza delle Nuove Competenze e Informazioni: Il Valore dell’Apprendimento

Il percorso non è solo emotivo, ma anche intellettuale. I genitori acquisiscono nuove e preziose informazioni e competenze.

  • Comprensione dello Sviluppo del Bambino: Si apprendono le tappe dello sviluppo motorio, cognitivo ed emotivo legate all’acqua, e come interpretare i segnali del bambino in modo più accurato.
    • Esempio: Il genitore impara che il riflesso di apnea del neonato è naturale e che va stimolato con delicatezza, oppure che il “capriccio” del bambino di 2 anni in acqua è spesso un modo per esplorare i limiti e non un atto di sfida personale.
  • Strumenti Pratici e Strategie Efficaci: Si acquisiscono tecniche e approcci specifici per l’ambientamento, le immersioni, il galleggiamento e le manovre di autosalvataggio.
    • Esempio: Il genitore impara a usare segnali verbali chiari prima dell’immersione, o come sostenere il bambino per favorire il galleggiamento sulla schiena, anziché tenerlo rigido. Questo riduce l’incertezza su “quali esercizi fare”.

In sintesi, il percorso in acqua con i bambini è un microcosmo della genitorialità stessa. Offre un ambiente protetto e stimolante dove i genitori possono affrontare e trasformare le proprie “ombre”, emergendo non solo con bambini più autonomi e sicuri in acqua, ma con una profonda consapevolezza di sé, una rinnovata fiducia e una maggiore serenità nel loro ruolo genitoriale complessivo. Questa trasformazione, davvero strepitosa, non solo migliora l’esperienza in piscina, ma arricchisce l’intera relazione familiare.

Written By

Elena Cantaboni

Elena Cantaboni

Dal 1996 mi occupo di AcquaMotricità Neonatale e Prenatale e ho avuto il piacere di interagire con più di 3000 famiglie.
Dal 2006 sono Docente di AcquaMotricità Neonatale alla Facoltà di Scienze Motorie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e per Fit One Promotion.
Diplomata all’ISEF, laureata in Scienze Motorie, Coach in PNL e futuro Mentore esperto in Relazioni