Lattante 16 mesi swimbabyswim

Cosa sa fare un lattante dopo 10 mesi di SwimBabySwim

16 Maggio 2025 by

Mauro Lattuada

Oggi il piccolo Manuel festeggia il 16esimo mese di vita e cosa poteva esserci di meglio che un allenamento in acqua con il papà? E visto che la maggior parte delle volte gli allenamenti sono con la mamma per me ogni volta è l’occasione di provare e vedere con i miei occhi i suoi miglioramenti e l’occasione per metterlo alla prova.

Così oggi ho provate a mettermi in modalità istruttore, è un cosa che ho fatto anni addietro quando portavo le persone a immergersi con le bombole o ad imparare i rudimenti dell’apnea e dello snorkeling, ma farlo con il proprio figlio è tutto un’altra soddisfazione ,-)

Così ho fatto alcune prove pratiche a partire dall’entrata in vasca e dall’arrivo: dopo 10 mesi in questo posto Manuel arriva camminando alla vasca, attende di essere cambiato e bisogna farlo rallentare e non correre verso la vasca. Vasca in cui ormai entra da solo, abbiamo sdoganato anche i primi tuffi in piedi, ma oggi siamo nella vasca piccola e qui si entra da seduti..

Il tuffo da in piedi (con aiuto):


Detto che ormai l’acqua per lui è una assoluta normalità, l’abbiamo dovuto dotare di un piccola piscina gonfiabile sul balcone, già vederlo gestire così in autonomia entrata e uscita ti fanno capire che averlo portato a fare sport ha un’importanza impagabile nel processo di responsabilizzazione di un bambino così piccolo.  

L’auto salvataggio:

La prima parte dell’allenamento di oggi è stato vedere quanto sia in grado di rendersi conto della situazione in cui si trova e di quali dinamiche metta in atto quando è in acqua. 

Ho fatto varie prove e quello che ho capito è che la prima cosa che fa è cercare di rendersi conto quale sia l’obiettivo più facile e veloce da raggiungere. Infatti a differenza di prima se non mi allontano parecchio quando gli faccio iniziare l’apnea il suo istinto è quello di virare e al posto di raggiungere il bordo della piscina cerca di raggiungere me che sono a breve distanza. Esattamente ciò che si vede nel video precedente.

Così una delle prove che ho fatto è stata quella di spingerlo in apnea in direzione della scaletta e lui senza fare una piega l’ha raggiunta ed è uscito dalla piscina come se fosse la cosa più naturale del mondo

Sempre incuriosito da questa sua capacità di orientarsi sott’acqua, capacità che ignoravo completamente avesse già sviluppato, ho provato a fargli fare delle apnee man mano più lunghe cercando di allontanarmi dal bordo per capire quale strategia avrebbe attuato. Sono rimasto veramente stupito dopo aver fatto quattro o cinque prove allontanandomi sempre un pezzettino in più nel vedere come è stato facilmente in grado di attraversare per il lungo completamente la vasca raggiungendo il lato opposto e uscendo senza alcun tipo di affaticamento. E’ stato un lavoro lento, abbiamo fatto 6 o 7 sessioni in modo che i suoi polmoni si adattassero e che il suo cervello gli facesse istintivamente prendere sempre più aria visto l’aumentare dello sforzo. 

Questo significa sostanzialmente che in caso di caduta accidentale in acqua Manuel dopo dieci mesi di piscina, è in grado di cercare autonomamente un appiglio o un punto di uscita e, se ci sono le condizioni per farlo, è in grado di uscire autonomamente dall’acqua senza bisogno di alcun supporto né del genitore nè di Elena che fino ad ora erano i suoi supporti.

Tutto ciò, a mio avviso,  è un grandissimo risultato dopo così poco tempo e visto che era uno dei miei obiettivi principali del portarlo in vasca oggi sono particolarmente felice. Sono dei grandissimi risultati perché sono tanti fattori frutto del lavoro intenso che ha fatto in questi mesi arrivando a fare anche 2 allenamenti a settimana. 

L’apnea è diventata una forma autonoma di respirazione ed è assolutamente in grado di gestire lo sforzo sostanzialmente nuotando a pelo d’acqua riuscendo così a muoversi in autonomia dimostrando di aver acquisito acquaticità e Indipendenza. Non porta ancora fuori la testa ma il movimento che compie è molto simile alla nuotata del sub, usa le braccia per spingersi e le gambe per sostenersi e avanzare, appena si stabilizza si guarda attorno, punta un obiettivo e lo raggiunge. Si, sono sinceramente stupito 

La simulazione di una caduta in acqua:


Come si vede nel video della simulazione fatta a fine lezione per documentare quello che sto raccontando Manuel rapidamente si adatta, si orienta e non vedendo nessuno di noi in acqua punta alla scaletta. La lezione è finita e stiamo in acqua da un po’, questo il motivo per il quale piagnucola ma l’altro dato interessante da osservare è che il pianto è diminuito quasi a zero. E’ la prima volta in 10 mesi che mi permetto di interrompere Elena ma dopo averlo osservato a lungo  dopo tutte quelle prove mi aspettavo sia che arrivasse da solo alla scaletta, confermandomi che sa orientarsi anche se privo di riferimenti all’entrata, sia che ci arrivasse con poco fiato ma senza aver bevuto perché entrato in apnea istintivamente.

La musica aiuta

Per caso verso la fine della lezione è iniziato un corso in piscina e hanno acceso la musica: è stato divertente notare come il suo atteggiamento sia immediatamente cambiato e abbiamo iniziato a ballare scoprendo che in acqua può farlo facendo movimenti assurdi senza cadere. E così ho provato a iniziare una sessione di lavoro facendolo camminare e girare per la piscina, visto che qui tocca. E anche questo un modo per aiutarli ad ambientarsi e a muoversi in autonomia nell’ambiente acquatico visto che anche l’avvicinamento e l’entrata in acqua sono fasi a loro sconosciute e che devono scoprire. Qui lo possono fare in sicurezza ed è un modo per far sì che la prima volta che entrerà da solo in mare lo farà con più conapevolezza. 

L’istinto del nuoto

A questo punto mi sono domandato se per lui fosse diventato normale spontaneo nuotare e visto che siamo in una vasca dove si tocca ne ho approfittato per percorrerla dal lato più basso verso il lato più alto per osservare il suo comportamento: con estrema naturalezza man mano che l’acqua gli arrivava alla gola ha semplicemente preso aria e ha iniziato a nuotare raggiungendo il bordo della piscina e cercando di uscire in assoluta tranquillità. E‘ stato in grado di misurare la distanza, mezza vasca, e continuare il suo percorso tranquillamente come se nulla fosse seguendo le mie istruzioni.  

Come ho già scritto in un post precedente anche in questo caso non si tratta né di un post sponsorizzato né di un’attività di marketing ma semplicemente dell’osservazione realistica di un genitore di cosa accade a un bambino provando a osservare tutte le regole e tutte le attenzioni che il metodo SwimBabySwim propone. 


Insomma è una giornata di grandi soddisfazioni per il genitore Mauro: oggi ha avuto la conferma che la scelta fatta di seguire questo tipo di filosofia di approccio all’acqua motricità sia una scelta importante per aiutarlo ad essere autonomo e indipendente. Questo insieme alle tante attività che facciamo ogni giorno per stimolarlo ad essere autonomo e consapevole. 

L’uscita dalla vasca

L’uscita è ancora più divertente dell’entrata perché vederlo come se è abituato a indossare l’accappatoio, le ciabatte, ad attendere pazientemente che io finisca di riempire la vasca per lavarlo e vedere che una volta messo in acqua chiede il sapone e inizia a lavarsi da solo ti fa capire come averlo abituato man mano a queste attività gli renda normale comportarsi come un bambino più grande.

Come si  traduce tutto ciò fuori dalla vasca?

Manuel da tempo  casa va a buttare nel mangiapannolini il suo pannolino, va sul lettone quando gli si dice che è ora di cambiare il pannolino, odia i lavaggi nasali e non è facile convincerlo a farseli fare. Quando dobbiamo uscire gli chiediamo di scegliere che scarpe mettere, apre la sua scarpiera, le prende e viene vestirsi spendo che si esce senza più lamentarsi. Attende che finiamo di lavargli i denti e prosegue da solo, gli piace lavarsi le mani senza aiuti (ma preferisce farsele asciugare da noi) e ormai vuole fare da solo anche la doccia. Il suo rapporto con l’acqua è diventato viscerale, quando vede la sua sedia da doccia cerca di entrare vestito e con il pannolino, bisogna calmarlo e spiegargli che no, la doccia non si fa vestiti. Ancora non parla ma si fa capire perfettamente: la prima parola che pronuncia perfettamente è stata tette. Come dargli torto visto che nonostante l’auto svezzamento ormai avanzato non si fa mai mancare il latte della mamma. 

Averlo responsabilizzato facendogli dare biscotti e croccantini al cane ha aiutato a farlo diventare suo amico: ora gli tira meno la coda e le orecchie e quando sa che si va a dormire va a salutarlo  ea fargli un abbraccino. Di tante cose che stanno accadendo rapidamente devo ringraziare Elena per il suo supporto tanto a Manuel quando a noi genitori che, come dice lei ci stiamo occupando di cercare di fare bene un lavoro per il quale non ci hanno dato il libretto di istruzioni.  

Approfitto di questo post per invitare qualsiasi genitore che stia facendo questa esperienza con il proprio piccolo e abbia voglia di condividere con gli altri genitori la sua storia a farsi avanti e a proporsi per raccontarlo su questo blog. Blog che diventerà sempre di più uno spazio aperto di confronto tra genitori, istruttori e persone interessate alla sicurezza neonatale e allo sport.

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Mauro Lattuada

Mauro Lattuada

Sono Mauro, papà di Manuel e nel bellissimo viaggio iniziato a Gennaio 2024, grazie alle ricerche e al lavoro attento di Marinella, la mamma, ad un certo punto abbiamo incontrato Elena e il metodo Swimbabyswim.