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I lattanti e lo sport in supporto alla piscina

7 Aprile 2025 by

Mauro Lattuada

Come ho raccontato nella presentazione di Manuel Tra le tante possibili scelte che un genitore ha a disposizione abbiamo scelto Elena perché, come mamma e papà, aveva un approccio improntato alla sicurezza e alla autonomia in acqua del piccolo.  Quando è nato Manuel ci siamo subito posti il problema di come potevamo aiutarlo ad avere uno sviluppo muscolare efficiente in linea con i più recenti protocolli di accrescimento: ho scoperto che dai miei tempi molte cose sono cambiate e che poterlo aiutare fin da subito a sviluppare al meglio le sue capacità motorie lo avrebbe crescere più sano e più autonomo. 

E così è iniziato uno studio che ci ha portato tra le varie tappe a incontrare Elena Cantaboni e il metodo Swim Baby Swim. 

Ai tempi bisognava attendere il quarto mese per le vaccinazioni perché potesse entrare in acqua, nonostante questo il programma di allenamento di Manuel è iniziato i suoi primissimi giorni di vita partendo da attività di cui ignoravo l’esistenza ma che man mano abbiamo messo in pratica. 

Il Tummy Time

Subito consigliato sia dalla pediatra che da vari esperti Manuel ha iniziato da subito a fare prima piccolissime sessioni e poi sessioni man mano più lunghe di Tummy Time

 Il Tummy Time aiuta lo sviluppo della muscolatura della schiena e del collo accorciando quello che è il tempo che il piccolo impiegherà ad effettuare l’auto rotazione nella culla. Tradotto prima questi muscoli si saranno sviluppati minore sarà il rischio di morte in culla perché è in grado di girarsi da solo e di roteare su se stesso nel caso in cui ci fosse una situazione di pericolo.

Questo diventa presto un gioco e un modo attraverso il quale il lattante inizia a comprendere come girarsi su se stesso e come mettersi in una posizione di sicurezza e nelle poche cose che si possono far fare al piccolo nei primi mesi per lui è diventato quasi da subito un gioco divertentissimo che lo faceva ridere a crepapelle. 

Lo sport e l’ansia (dei genitori)

Altro tema importante è quello collegato all’ansia perché troppo spesso le attività sportive dei figli vengono gestite in mezzo ad altri impegni, come quelli lavorativi, rendendo l’arrivo alla struttura e la preparazione stressante per sé e per i propri piccoli.  Al contrario arrivare in anticipo, preparare con calma Il piccolo all’esperienza, accedere prima alla vasca facendo capire al piccolo che attività sta per fare, permette di ambientarsi aiutano a farlo essere molto più rilassate tranquillo mentre sarà in vasca è importantissimo.

Mentre scrivo Manuel ha appena compiuto un anno e da 8 mesi frequenta ogni settimana almeno una volta la piscina: se prima l’attesa serviva per adattarlo ora è lui che cerca di tuffarsi in vasca appena capisce cosa sta per fare. E quando inizia la sua lezione lui è già a suo agio e pronto per le nuove sfide del giorno.  

Le prime volte piangerà sempre, fattene una ragione

Pian piano, soprattutto grazie all’aiuto di Elena, ho capito che i lattanti ogni volta che provano una nuova esperienza come prima reazione hanno quella del pianto. Da genitori è difficile rimanere del tutto insensibili al pianto disperato del proprio piccolo, ciò nonostante una volta che comprendiamo che quello è il loro normale atteggiamento di reazione alla nuova situazione dobbiamo abituarci a non interrompere l’attività che sta svolgendo ma al contrario a stimolarlo a continuare. Più volte in vasca sono stato tentato di abbracciarlo e interrompere l’allenamento perché lo vedevo troppo disperato, è bellissimo vedere il cambio che riesce a fare in totale autonomia passando dalla disperazione alla totale felicità.

La stessa razione l’ha avuta quando a 6 mesi lo abbiamo messo per la prima volta nell’acqua del mare, nonostante avesse provato la piscina quella era una situazione nuova e il primo impatto è stata ovviamente la disperazione. La stessa reazione l’ha avuta la prima volta che l’abbiamo fatto camminare sull’erba con un pianto disperato al primo contatto con questa nuova sensazione. Anche in questo caso è bastato permettergli di ambientarsi e già la seconda occasione il pianto era sostituito dalla e dalla voglia di toccare e gattonare su quella strana cosa verde che trovava sotto i piedi, ora è diventato un ambiente per lui normale e già conosciuto.

Le altre attività

Così oltre a swimbabyswim di film abbiamo iniziato a ragionare su tutte quelle attività di contorno che si possono fare per farlo giocare e nel contempo allenare. Prima di tutte la musica che gli permette di esprimersi anche prima di aver imparato a camminare o gattonare ballando con le gambe sul lettone. A seguire gli addominali che man mano ha iniziato ad allenare appena i muscoli del collo hanno cominciato a lavorare: ogni cambio di pannolino è una scusa per farlo sollevare con le sue forze e anche questo, sempre sul lettone, è un gioco che gli si può far fare con due dita obbligandolo  sollevarsi e facendolo poi mollare a metà sollevamento. Ha presto importo  sollevarsi da solo senza più bisogno delle dita per appendersi.

A questo affianchiamo tantissime attività di stimoli per la presa delle mani e la mobilità delle dita: dal sacchetto con 100 palline colorate che rimbalzano per tutta la stanza da rincorrere e prendere ai tanti giochi che esistono in commercio per imparare ad aprire zip, muovere piccoli ingranaggi, tirare gli strappi di velcro e così via.

Ogni attività quotidiana può essere un breve momento di allenamento per aiutarli a muovere quei muscoli che in acqua lavorano all’unisono intervenendo in maniera non traumatica ma costruttiva sulla sua autonomia: gli risulterà molto più facile replicare fuori dall’acqua tutte quelle attività che in acqua può provare in totale sicurezza. Prima Di tutte l’arrampicata, la stessa che viene stimolato a fare quando arriva a bordo vasca, e imparare a scendere da solo e risalire sul divano o sul letto in sicurezza ridurrà il rischio di cadute.

La mia costante preoccupazione non è quella di avere un atleta in famiglia, sia chiaro, ma di metterlo davanti agli ostacoli prima e in sicurezza perché possa affrontarli poi man mano con più consapevolezza e prudenza. E Manuel lo sta facendo giorno per giorno dimostrando sempre più spesso la sua autonomia e indipendenza. 

Manuel e lo sport:

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Mauro Lattuada

Mauro Lattuada

Sono Mauro, papà di Manuel e nel bellissimo viaggio iniziato a Gennaio 2024, grazie alle ricerche e al lavoro attento di Marinella, la mamma, ad un certo punto abbiamo incontrato Elena e il metodo Swimbabyswim.